LA VIA DELLE EMOZIONI

03/07/2017 BIKER mONICA ANGIONI

La Via dei Sassi non è semplicemente un trail, un trail estremo, anzi il piu' estremo in Sardegna.La Via dei Sassi è un'esperienza di vita, ti entra nell'anima, km dopo km, mentre la percorri e ci rimane, destinata a non essere dimenticata e ad essere richiamata alla memoria per riviverne le grandi emozioni o trovare la forza per superare gli ostacoli che puntualmente incontriamo lungo il cammino della nostra vita.

Alla partenza,ore quattro del mattino, ho un po' d'ansia.So quanto è dura.Ho parlato con Antonio e Giorgio che l' hanno fatta prima e ho deciso di farla ora,30 giugno 2017.Per me è il momento piu' opportuno per provarci, reduce da recenti esperienze di trail veramente duri.

I primi 75 km sono faticosi, ma passano bene.Ero preoccupata per la risalita dal Flumendosa, per quello che avevo sentito dire, ma non la soffro in modo particolare.

La vista del muro dopo il guado non mi spaventa, ero preparata e troviamo l'attacco per la salita facilmente.Giorgio mi ha consigliato di salire a zig-zag.Michele, prima di partire, mi ha detto di procedere seguendo gli omini messi da lui.E cosi'faccio.Ho delle scarpe ottime,suola vibram, come consigliato nel regolamento.Ho un'esperienza ventennale di trekking.So che due sassi, uno sopra l'altro, raramente sono una casualita' e che un bastone incastrato tra un sasso e l'altro e li' per indicare una direzione.So come si cammina su sentieri ripidi.I piedi vanno messi in un certo modo per non scivolare, sfruttando la contropendenza e bisogna cercare anche le pietre stabili o i ceppi su cui poggiarli e fare forza sul tallone per salire.O afferrare i rami sporgenti degli alberi per tirarsi su. Rispetto ai trekking ho la bici, è vero e non è poco, la mia fedele compagna da un po' di tempo a questa parte.Me la metto sotto il braccio destro, a mo' di cartella e con la mano destra aggancio il telaio per tenerla ben sollevata da terra.Procedo cosi', seguendo gli omini che individuo a distanza e i bastoni indicanti la direzione, entrambi posizionati perfettamente da Michele.Sento Roberto piu' sotto faticare un sacco e imprecare perchè ha le suole lisce e scivola continuamente e inoltre procede spingendo la bici perchè ha male a un braccio e non puo' tenerla sollevata piu' di tanto.Del male al braccio me lo confessa solo dopo.

In venti minuti sono all'ultimo omino, dove mi siedo a mangiare una vaschetta di pasta fredda mentre aspetto che lui salga.

Sono felice.Quello che doveva essere uno degli ostacoli piu' duri, è stato faticoso si, ma non mi ha dato grandi problemi.Meglio non farsi illusioni pero'.

Roberto arriva stremato e cerco di tirargli su il morale con qualche battuta e lo consolo dicendogli che lui ,pedalando, le salite se le mangia, mentre sono sempre io quella che arranca dietro.

Proseguiamo la nostra salita verso Punta La Marmora.Ci fermiamo spesso per ammirare quanto di bello c'è intorno, per mangiare e bere, per riposare un po'.Non importa quanto ci metteremo.Vogliamo pero' cercare di arrivare nel tempo limite a disposizione.Dosiamo le forze in previsione di questo.

Nei pressi di una fonte incontriamo delle guardie forestali.Vedono le targhe sulle bici e ci fanno delle domande.Ci sconsigliano di salire a Punta La Marmora, perchè in serata il tempo peggiorera' tantissimo e potrebbe essere pericoloso.Oppure di dormire nell'ovile poco prima e salire al mattino.Noi ringraziamo per i consigli e proseguiamo. Tra di noi ridiamo.Spesso capita che la gente che si incontra nei trail ci voglia dare dei consigli, non capendo esattamente cosa stiamo facendo.Minimizziamo il discorso del peggioramento del tempo, pur vedendo in lontananza delle nubi scure.

Arriviamo con fatica ad Arcu Gennargentu, dove tira un vento pauroso.Non riusciamo ad infilarci le giacche antivento da soli.Ci dobbiamo aiutare.

Ora c'è un tratto abbastanza duro di portage in salita, chiamato volgarmente “Su Sciusciu”. So come farlo.La prima volta che l' ho fatto con bici al seguito, Antonio mi ha insegnato come portare la bici in spalla.E cosi' faccio.E' sempre una salita dura e faticosa, , ma con la bici in spalla e le mie scarpe indovinatissime, la affronto meglio.Roberto, sempre per i motivi di cui sopra, la deve fare tutta a spinta.Fatichiamo tutt' e due, ma lui sicuramente di piu'.Finita la salita rimontiamo in sella e pedaliamo ,con poco equilibrio a causa del forte vento,  fino alla base della croce.Ci ripariamo dietro una roccia per mandare il messaggio previsto a Michele.

Il vento soffia ancora piu' forte e le nubi sono sempre piu' minacciose. Qui' su c'è anche tanto freddo, ma ci diciamo che scendendo di quota sicuramente la situazione migliorera', ignari di cosa ci aspetta.

Alle 18.30 cominciamo la discesa e li' cominciano i nostri guai.

Siamo appena saliti in bici per percorrere il single sotto la croce, quando potenti raffiche di maestrale ci destabilizzano.Piu' volte scendiamo e risaliamo, ma il vento fortissimo ci sposta e rischiamo piu' volte di cadere.Niente, in bici non si puo'.

Inizia anche a piovere.Sentiamo i tuoni e vediamo i lampi.Le guardie forestali avevano ragione.Cerchiamo di velocizzare il passo, ma la discesa tutta a piedi non è facile, con la pioggia che aumenta sempre piu' e che ci colpisce in maniera violenta a causa del vento.

Chi l 'ha fatta prima di noi ci ha messo un po' piu' di due ore per arrivare al rifugio.Noi siamo piu' lenti e, in ogni caso, non possiamo pedalare.Non osiamo pensare a quanto tempo ci metteremo.

A Ruinas, morti di freddo, e con vento e pioggia che continuano incessanti, decidiamo di ripararci nel nuraghe.Anche perchè dobbiamo mandare l'ultimo messaggio a Michele prima del rifugio e farlo in mezzo alle intemperie e' impossibile.

Benedette pietre millenarie!!Sprigionano calore.Non me ne voglio andare.Penso a chi, migliaia di anni prima, stava li dentro e magari si riparava dal freddo come noi.

Non c'è campo, ma mando comunque il messaggio sperando che, una volta che riprendiamo a pedalare, Michele lo riceva:metti l'acqua della pasta e accendi il camino per favore, abbiamo freddo!!L'umore è buono, nonostante la disavventura.

Sono le 20.00, riprendiamo a pedalare.Riusciamo a fare la discesa in bici anche se fa molto freddo.Arriva l'ultima sezione di portage.Questa è dura davvero.Una montagna di sassi, di ogni forma e altezza, da saltare, scansare, aggirare, osservare.Intervallati da cespugli spinosi.Il sentiero non c'è, bisogna andare a tentativi, ma la traccia non mi molla.Sui sassi bisogna stare attenti, sono bagnati e si scivola.E' quasi buio, ma al crepuscolo ho modo di ammirare il sasso piu' grande di tutti, prima da lontano, poi ci passiamo sotto.E' altissimo, massiccio, imponente e minaccioso.Mi giro intorno a guardare e ne vedo tanti altri, piu' bassi ma di tante forme, con la catena montuosa sullo sfondo e le sue guglie spettacolari.Mi stupisco.Dove siamo?Mi vengono in mente immagini di film e documentari, ma anche un viaggio trekking fatto una decina di anni fa con una mia amica, scarponi e zaino in spalla, all'avventura, nella Sierra de Guadarrama, sopra Madrid, dove c'è un posto magico, chiamato La Pedriza, caratterizzato da conformazioni rocciose spettacolari.Sono indescrivibili i “Sassi” della Pedriza.Si rimane incantati a vedere come gli agenti atmosferici abbiamo nei millenni modellato le rocce facendo assumere alle stesse le forme piu' svariate.Ogni sasso ha un nome a seconda della forma.

Sono sul Gennargentu ad ammirare sassi in mezzo a una bufera di vento e pioggia e i miei pensieri sono comunque positivi ,perchè quello che vedo mi rievoca bei ricordi e passate emozioni.Pazzesco!Qui capisco che chi ha studiato questo trail, Michele Pinna, non l 'ha fatto col sadismo di renderlo il piu' difficile possibile, ma con l'intenzione di trasmettere a chi lo percorre le stesse emozioni provate da lui la prima volta che si è trovato sugli stessi sentieri.E con me ci è riuscito.Sono fradicia, infreddolita e procedere è faticoso, ma non posso odiare questi sassi.Anzi, mi lasciano dentro la voglia di tornare a contemplarli con un clima piu' clemente e alla luce del giorno.

Arriviamo al Rifugio Funtana Terra Ona alle 22.00, abbastanza devastati, ma non di malumore.Michele e Silvia sono li' ad aspettarci e hanno ricevuto il messaggio perchè il camino è acceso.Evviva!Mi riscalda subito anche il sorriso di Silvia.Si sorprendono di vederci a nostra volta sorridenti e con voglia di scherzare.

Ci piazziamo davanti al camino.E' il 30 giugno ,ma sembra inverno.La cosa piu' importante ora è mangiare e scaldarci.Poi penseremo al da farsi.Intanto siamo contenti.Se non ci fosse stato il nuraghe e ora il rifugio, saremmo morti assiderati prima di arrivare ad Arzana!!

Mentre mangiamo ,chiacchieriamo piacevolmente con Michele e Silvia di tutte le grandi emozioni della giornata.Poi mi vengono in mente Amos, Giorgio e Piero nella foto seduti davanti a questo camino durante la prima edizione della Via dei Sassi, percorsa anche da loro in condizioni di maltempo.Ora capisco Amos, che da li' non si è voluto muovere, ma e' dal ricordo di Giorgio e Piero, che invece hanno deciso di proseguire, che mi arriva l'ispirazione per non arrendermi e andare avanti comunque sino alla fine.

Michele e Silvia ci incoraggiano in questo senso dicendoci che ci vogliono circa quattro ore da li in poi e che percio' abbiamo tutto il tempo per arrivare entro il limite previsto.

Ripartiamo alle 23.00.Fuori dal rifugio fa ancora freddo e pioviggina.Silvia mi vede tremare e mi incita a iniziare subito a pedalare.Un abbraccio da donne solidali e via.Che dolcezza!

Di ore ce ne mettiamo cinque.Non pensavamo ai colpi di sonno.A meta' strada entriamo a Villanova Strisaili,sbandando dal sonno.Un sonno pericoloso.Ho delle visioni.O forse sogno mentre pedalo. Vedo delle persone sulla strada, che chiacchierano,poi non le vedo piu'.Il paese è deserto all'una di notte, ho sognato davvero.Decidiamo di fermarci,non si puo' rischiare cosi'.Occorre un “modulino” alla Giorgio Spiga.Ci fermiamo sotto la veranda di un bar.Ci sediamo, zaino sul tavolino, testa sopra , crolliamo addormentati.Il freddo intenso mi sveglia.Mi spavento!Addio Via dei Sassi.Abbiamo dormito troppo.Guardo il telefono.E' passato solo un quarto d'ora.Respiro.Il sonno è stato talmente profondo che pensavo di aver dormito molto di piu'.Ma è servito, sto bene.Sveglio Roberto, anche lui intontito, ma subito lucido.Ci rimettiamo in sella e da qui non ci fermiamo piu'.La salita a Monte Idolo sembra interminabile, ma anche qua' noto che il bosco è stupendo e provo rammarico per non poter ammirare gli stupendi alberi alla luce.Cosi' al buio ce ne sono alcuni inquietanti ,ai lati dello sterrato, altissimi, col tronco bianco.Ci dominano.Desidero tornare, per vederli di giorno.

In cima al Monte Idolo sono le tre.Chiamiamo Michele.Lui e Silvia sono in piazza ad aspettarci.Ci mancano solo 7 km di discesa.Fa ancora freddo ,ma non piove piu'.

Guardo Arzana in basso, illuminata, e mi commuovo.E' bellissima.Sembra tanto lontana pero'.E infatti la discesa è lunghissima.Il primo pezzo a piedi perchè c'è una scala di pietra impedalabile.Poi inizia un single divertentissimo.O, meglio, lo scopro dopo che lo faccio.Come si fa alle tre di notte e dopo tutto quello che ho vissuto a pensare di farlo divertendomi non so, ma mi abbasso la sella e me lo godo alla grande!Finito il single la discesa prosegue con un lungo serpentone su sterrato che entra e esce dal bosco, ugualmente divertente,ma da fare con attenzione, perchè si prende velocita' e siamo stanchi.

Arriviamo in piazza alle quattro circa.Michele e Silvia con i loro sorrisi sinceri sono li' ad accoglierci.L'emozione è forte.Ci abbracciamo.Ci fanno i complimenti e le foto di rito.Ancora non ci credo.Mi sembra impossibile avercela fatta, nonostante le avversita', ma cosi' è e sono strafelice.

Un' avventura dura, ma piena di tutto:

gioia, sofferenza,stupore, ammirazione,vento,pioggia,freddo,calore umano,calore di pietre millenarie e di camino acceso,sorrisi sinceri,salite dure, discese impegnative e single track divertenti, portage duro ma in un bosco stupendo il primo sopra il guado e in mezzo a sassi affascinanti l'ultimo, foreste incantate a Girgini e a Monte Idolo, fonti di acqua fresca, cime selvagge, alba spettacolare a Cuccuru Mufloni, Perda Leana ,il Sasso dei Sassi, magnifica e imponente a distanza ravvicinata, la spiaggia lungo il fiume, i mufloni in branco, Arzana vista dall'alto illuminata come un presepe.

Tutto questo non puo' essere casuale.Michele ha disegnato il percorso con amore e passione per la sua terra, passione e amore che cerca di trasmettere a chi trova dentro di se il coraggio di iniziare e la forza di finire questo strepitoso trail chiamato,in maniera azzeccatissima, “Via dei Sassi”.E io questi sassi li ho amati insieme a tutto cio' che li circonda.

Grazie Michele e grazie Silvia.Ci avete tenuto compagnia nelle 24 ore con sacrificio,aspettando i nostri messaggi, sostenendoci, sfamandoci,scaldandoci e incoraggiandoci,salutandoci alla partenza e accogliendoci sorridenti all'arrivo.Siete una coppia stupenda!

Via dei Sassi nell'anima.Per sempre!

Monica

 

 

P.S.Un ringraziamento particolare anche al proprietario dell'Hotel Murru ,che alla partenza ci ha preparato la colazione alle tre di notte e all'arrivo, alle quattro di notte, è venuto ad aprire l'albergo per darci una stanza dove riposare fino a mezzogiorno.Grande ospitalita' e servizio eccellente.


26/06/2017 BIKER MASSIMO MORO

"CHE DIRE" ??? Per chi ama la mountain Bike nella sua essenza, non può davvero chiedere dipù. Tutto ciò che cerca il BIKER lo troverà di certo.

Un tracciato che contiene prove di tecnica di guida, tratti di fondo, bici in spalla, lunghi discesoni in sterrato, (59.1 velocità massima), molte sorgenti d'acqua, panorami bellissimi. Non ci si annoia di certo Bravo Michele, mi hai fatto provare belle emozioni che non provavo da tempo.

Grazie a Marco Melis che ha condiviso con me questa avventura Ottimo compagno di viaggio COME SEMPRE.

Non si tratta di una gara, ma di una prova con la quale potersi misurare


11/06/2017  BIKER GIORGIO SPIGA

È finita! La Via dei Sassi in solitaria, avevamo un conto aperto.

Come promesso otto mesi fa, sono partito alle 4 del mattino del 10 giugno. Il tracciato è stato modificato, più scorrevole, più corto di 12 km e con 500 m di dislivello in meno... ma sempre terribilmente devastante.


11/06/2017  BIKER  OSCAR ARAMU

Alla fine è andata...sotto le 20 ore.

Trail più duro ed estremo di quanto immaginavo. 

Anche questa volta troppo vestiario superfluo. Spingere la bici per lunghi tratti mi ha devastato gambe e spirito.

Eccezionali le numerose fonti di acqua ghiacciata e la giornata non eccessivamente calda.

Grazie a Michele Pinna per l'ospitalità e ai compagni di viaggio.

Grazie per la bella esperienza che mi ha portato a conoscere meglio i miei limiti.

Oscar


27/05/2017  biker antonio marino

Dove ero rimasto? A...dovevo risalire a Su Sciusciu, ultimo portage per arrivare sulla cima della Sardegna, Punta La Marmora. 

Be, fatto anche questo e quanto mancava per finire questa magnifica "Via dei sassi". Si, magnifico è l'aggettivo giusto per descrivere questo percorso. Magnifico per i panorami e l'ambiente che attraversa, per l'alba vista da Cuccuru Mufloni, il tramonto aspettato da sopra Monte Idolo, per i Mufloni che ti corrono affianco quasi in una gara mentre scendevo al guado sul Flumendosa, per i cinghiali che ti attraversano la strada; ci sarebbe un lungo elenco di motivi che giustifica questo aggettivo. Ma anche un percorso impegnativo, con 5 sezioni di portage che tagliano il ritmo (e le gambe), pendenze e fondo mai banali, discese e tanti single trek da fare con attenzione e poi 4.700 m di dislivello che non sono da trascurare. Ma è quello che cercavo e che Michele mi ha offerto in un piatto d'argento. 

Ci sono stati momenti di esaltazione, di gioia ma anche di sconforto. Come risalendo da cuile Meriagus, un momento di crisi, forse il caldo e la fame, ma le gambe non andavano più. Uno stop con un provvidenziale super panino sono riusciti a rimettermi in forze. Poi i 250 gr di pasta che Michele mi ha fatto trovare al cp Funtana terra ona hanno completato il miracolo, ero carico è pronto a ripartire. 

Mi sono preso i miei tempi e le mie pause, dopotutto non dovevo sorpassare nessuno, buon passo quando si poteva ma senza fretta se c'era qualcosa da fotografare o semplicemente da fermarsi e ammirare. 

Alla fine sono arrivato al traguardo, con il sole tramontato ma con il sorriso di uno che ha trovato ciò che cercava e con il sorriso di Silvia e Michele che mi aspettavano all'arrivo.

E proprio a loro due va un sentito ringraziamento anche per tutta l'ospitalità ricevuta, il piatto di culurgiones preparati all'arrivo valevano da soli la pena di tutti gli sforzi affrontati! 

Se qualcuno ama l'avventura con la "A" maiuscola, state sicuri che la "Via dei sassi" vi soddisferà! 😉 👍👍👍


13/10/2016  BIKER  GIORGIO SPIGA

Chi non ha pene da scontare stia lontano dalla Via dei Sassi

 

In questo viaggio ho scattato poche foto e per raccontare ciò che ho visto e vissuto dovrò chiedere aiuto ai ricordi; curiosa la mente, che scrive e registra tutto: paesaggi, profumi, rumori, sensazioni, sogni e fantasie. “Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte” [1] ma farò del mio meglio perché sia chiaro a tutti, e da questa Via stiano lontani i deboli e gli innocenti.

Michele Pinna ha scelto un tracciato particolarmente duro: un mix di difficoltà tecniche dall'inizio alla fine: 140 km, 5000 metri di dislivello, 15 km di portage tra boschi impenetrabili e sassi… sassi dappertutto. La Via dei Sassi è il nome giusto, e sono i sassi a guidarti dove la traccia sembra perdersi nel buio. Sassi uno sull'altro a formare dei cumuli irti come piccole torri che si stagliano nella notte nebbiosa del Gennargentu. C’è vento a Perda Crapias, roccia delle capre selvatiche che accoglie solo i bikers più selvaggi per un sonno ristoratore di qualche minuto; accovacciati tra i sassi rotondi, riparati dal vento umido, i tre MyLanders sembrano banditi di altri tempi, costretti a stare lontano dalla comodità della casa, dal focolare, dal caldo letto. Ma nessuno li ha costretti, e a riposare tra questi sassi sono a loro agio come mufloni spettinati dal vento.

“Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro” [2], ma per alcuni questa notte era solo un altro inizio. Dai ruderi del rifugio La Marmora abbiamo potuto ammirare un tramonto magico che non avevo mai visto: la palla rossa che è il sole, scompare nel mare lontano dalla Sardegna. Gli ultimi riflessi illuminano il Golfo di Oristano e controluce si può riconoscere il Grighine con le gigantesche girandole, piccole piccole viste da qui. È arrivata la notte. È arrivato il vento. È arrivato il freddo. È arrivata la nebbia.

Di giorno il viaggio aveva un sapore diverso.

Partiti alle 6 del mattino, abbiamo pedalato appena un’ora prima di vedere il sole sorgere dal mare. Le foreste di pino che sovrastano Arzana le ritroveremo alla fine del giro, e anche il sole dell’alba, perché le 25 ore a disposizione per la sfida le abbiamo consumate tutte, impiegando ben più di quello che speravo. In due ore e mezza raggiungiamo l’osservatorio astronomico di Monte Armidda (1.270 m. slm). A quest’ora non vediamo stelle, ma da quassù il panorama è immenso. Ci affacciamo verso valle dove il sole illumina Jerzu, Ulassai, Osini… A Gairo Taquisara ci sarà ombra ancora per qualche ora, e fra qualche ora noi saremo ormai lontani. Altre tre ne servono di ore, per raggiungere Perda Leana (1.180 m. slm). Ora mi tornano in mente i paesaggi del Tex Willer disegnato da Galep. C’è tutto: i tacchi, le foreste di conifere, le vallate tra i boschi, i fiumi in secca, polvere e sassi. Anziché i cavalli, Kit Carson, Kit Willer e Tiger Jack cavalcano le loro mountain bike mentre Tex Willer è davanti al computer a seguire gli spostamenti, grazie ai dati inviati dal trasmettitore satellitare in dotazione ai tre avventurieri. Galoppiamo sino al fiume, prima su un bellissimo percorso sassoso, poi giù su una frana di scisto e sulle sterrate larghe che si inoltrano nel bosco di lecci, fino alla spiaggia nell'ansa del fiume… i cavalli devono riposare. Ribot, Scottina e Bici si dissetano con l’acqua del Flumendosa e noi facciamo la prima sosta per mangiare qualcosa di più consistente delle barrette energetiche: non siamo nemmeno ad un terzo del percorso.

La ripartenza è devastante. “Endurance estremo” per Michele; “Un chilometro di salita al 38% con bici in spalla nel bosco” per noi. Arriviamo sulla strada in circa mezz'ora, e d’ora in poi le salite pedalate saranno più amabili… qualsiasi pendenza abbiano.

Da qui è un saliscendi continuo, più “sali” che “scendi” per essere precisi. Nelle sei ore che seguono, raggiungiamo il rifugio La Marmora a quota 1.610: è ora di accendere i fari. È arrivata la notte. È arrivato il vento. È arrivato il freddo. È arrivata la nebbia.

Camminando nel buio, sono i suoni a descrivere l’ambiente che ti circonda. C’è nebbia e non si possono vedere le luci dei paesi lontani. C’è vento e freddo e non si sentono i profumi. Solo suoni che vengono dal buio. Le mucche laggiù, il gregge di capre quassù, rami spezzati da chissà quale bestia in fuga, cani che non abbaiano più man mano che ci avviciniamo. Chissà dove sono ora le decine di mufloni che abbiamo visto durante il giorno, i cinghiali, le aquile, le volpi e le lepri… loro non hanno campanacci, non si riesce a sentirli. “Questo è un inferno!” scappa ad uno dei tre… ma non dobbiamo perdere il controllo.

“Ma dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso in questo centro de l’ampio loco ove tornar tu ardi". "Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro, dirotti brievemente", mi rispuose, " perch’io non temo di venir qua entro. Temer si dee di sole quelle cose c’hanno potenza di fare altrui male; de l’altre no, ché non son paurose”.[3]

Non è questo l’inferno. Qua non c’è d’aver nessun motivo di paura perché non c’è niente di spaventoso. In poco più di quattro ore scendiamo dalla vetta del Gennargentu (1.834 m. slm) e raggiungiamo il rifugio Funtana Terra Ona (1.011 m. slm), la strada è di nuovo pedalabile ma siamo appena a due terzi del percorso. Mancano 5 ore all’alba, 47 km da percorrere e un migliaio di metri di dislivello da raggiungere.

Si riparte. Dopo le prime pedalate inizia a piovere e non smetterà per le prossime ore. La pioggia è solo un dettaglio di viaggio e la luce del temporale un aiuto per scoprire la via per il fiume, ma i lampi mandano momentaneamente in tilt i navigatori GPS, e il trasmettitore smette di funzionare… lo scopriremo solo all'arrivo. Ormai le mie scarpe sono completamente distrutte; anche se con le dita fuori, riesco ancora ad agganciarle ai pedali… sganciarle è un po’ più difficile ma decido di rischiare sperando di non cadere. Raggiungiamo l’asfalto e superiamo il lago e Villanova per iniziare l’ultima lunga scalata: il Monte Idolo (1.230 m. slm). Alle 7 in punto concludiamo il single track, il resto è una facile e lunga discesa tra i pini, sino all'arrivo… il sole del nuovo giorno sta sorgendo.

State lontani dalla Via dei Sassi voi che non avete pene da scontare, questo è un percorso per dannati… cara Via dei Sassi ci vediamo a maggio del prossimo anno!

 

[1] “Ahimè, quanto è difficile da descrivere come era fatta questa selva inospitale, intricata e impenetrabile”. [Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, canto primo, vv 4-5]

[2] “Il giorno si avviava alla fine, e l'imbrunire sottraeva tutti gli esseri viventi dalle loro fatiche quotidiane”. [Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, canto secondo, vv 1-3]

[3] “Dimmi piuttosto il motivo per cui non esiti a scendere quaggiù, in questo centro della Terra (Inferno), dal più ampio cielo (Empireo), nel quale desideri tornare con ardore". Mi rispose: "Poiché desideri tanto conoscere i miei pensieri, ti dirò brevemente perché io non temo di venir quaggiù. Si devono temere solo le cose che ci possono nuocere; non le altre, perché quelle non sono tali da far paura”. [Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, canto secondo, vv 82-90] 


Non puoi nasconderti. La mountain bike ti dice la verità, sempre, sempre dolce o amara. La mountain bike ti chiede di dimostrare se quello che credi su te stesso è vero o è solo fantasia. Te lo chiede spesso e le risposte possono essere dolci o amare... senza vie di mezzo.


14/10/2016  BIKER AMOS CARDIA

Con Giorgio Spiga e Piero Manca sul trail più alto della Sardegna, creazione di Michele Pinna di Arzana. 140 km per 5.000 m di dislivello. Detto così sembra fattibile, ma è una questione di fondo del terreno, che cambia tutto. Ce l'aspettavamo più facile, vorrà dire che abbiamo un nuovo appuntamento per la primavera. Mica si può chiudere il discorso così, facendo finta che non sia successo niente...


14/10/2016  BIKER  PIERO  MANCA

"LA VIA DEI SASSI" il percorso estremo in mtb più alto della Sardegna ideato da Mtb Sardegna ,è stato conquistato !!!....un avventura condivisa con Amos e Giorgio, 25 durissime ore per concludere i 142 km e 5000 metri di dislivello in salita.

Ho amato e odiato questo trail senza compromessi che alla fine mi ha lasciato soddisfazione e felicità, la fatica fisica e mentale è stata una costante , ci sono stati piccoli momenti di relax come la sosta nel fiume che aveva una grande "spiaggia..... momenti tragico-comici come quando Giorgio e rimasto praticamente senza scarpe distrutte dalle roccie....momenti difficili sul Gennargentu in piena notte con vento , freddo , senza visibilità e single track viscidi e impossibili , oppure nel forte temporale alle 2 di notte.

L'organizzatore Michele Pinna di Arzana, ci ha seguito costantemente sia da casa grazie allo spot satellitare che ci ha fornito che personalmente a metà percorso in piena notte, il suo incitamento è stato prezioso.


9/06/2016 Biker paolo massenti

Son davvero tanti i ricordi e le sensazioni che quotidianamente affiorano ogni volta che penso alla "Via dei Sassi Bike", un'esperienza diversa, un percorso singolare, in un ambiente unico nel suo genere, Michele( Mic )  l'organizzatore di questa gara ha ben pensato di non lasciare niente al caso, ha infatti tracciato un percorso che racchiude una miriade di terreni diversi che racchiudono difficoltà diverse, sorpassarle indenni richiede una preparazione fisica e tecnica non indifferente.

Attraversare gran parte dell'Ogliastra in Mtb ti permette di viaggiare a stretto contatto con la natura più aspra, affrontare dislivelli importanti a quote differenti dal resto dell'isola...il Gennargentu ha un sapore unico, un sapore di sfida, ogni pietra nasconde una difficoltà, sia che la incontri in salita piuttosto che in discesa, di giorno piuttosto che la notte, non puoi distrarti o subito rischi una brutta caduta o peggio ancora ti presenta il conto!!

Mi aspettavo sicuramente un percorso difficile sia per il fisico sia per la testa, sono stato accontentato, sapevo che non sempre avrei incontrato sentieri semplici da percorrere o strade in cui potersi rilassare è così è stato.

Ricordo ancora i profumi della macchia mediterranea che ho attraversato, l'aria frizzante la mattina (3ºC) ed il caldo penetrante dell'ora di punta (35ºC), per non parlare dei numerosi animali incontrati lungo il percorso, mufloni, cervi, cavalli, mucche, tori, maiali, cinghiali, serpenti, lucertole, insomma un viaggio dentro la natura più sana ed incontaminata... Ho pensato più volte attraversando incerti sentieri di essere forse l'unico insieme a Mic ad aver attraversato quell' angolo remoto di  natura lontano dal caos di città o dalla quotidianità di un paese. Ti ringrazio Michele per avermi invitato a fare questa competizione, tornerò un domani a scalare il Monte Idolo e a godermi panorami che purtroppo ho potuto vivere solo al buio!! Invito infine a chi vuole vivere un'esperienza unica sia dal punto di vista sportivo che umano a mettersi in gioco e tentar di percorrere la Via dei Sassi Bike in totale solitaria. Un saluto e un arrivederci alle prossime avventure biker Paolo M.